mercoledì 26 dicembre 2012

Perché voglio gridare che spero che il Comune di Sciacca non sfori il patto di stabilità? di Massimo D'Antoni

Citando François Mitterand, Ignazio Cucchiara su questo blog ci ricorda che prima di essere di destra o di sinistra, dovremmo privilegiare il nostro essere saccensi. Anche a costo di passare, ad occhi invero decisamente miopi, per chi si allontana dai propri ideali se non, addirittura, di convolare a nozze col "nemico". Non è, quello di Cucchiara, solo un consiglio, o un invito incentrato su quella dignità sciovinistica che il più delle volte, però, altro non ha fatto che indurre a derive populistiche, volte ad autoproclamare la nostra Sciacca un improbabile "ombelico del mondo". No, ciò che viene fuori, piuttosto, è un autentico "monito" a guardare (finalmente) oltre gli steccati. Quegli steccato che talvolta bloccano i possibili processi di crescita culturale, prima che economica. E allora: possiamo forse negare che c'è chi, sulla base di becere motivazioni utilitaristiche, spera che il Comune di Sciacca al 31 dicembre abbia nuovamente sforato il patto di stabilità? L'impostazione è tipica: tanto peggio, tanto meglio. Già, ma per chi? Dimenticare che sulla barca che affonda ci siamo anche noi, è da folli. Affrontiamo ancora meglio la questione. Qual è il problema che certa piccola politica si pone? Ovvio, quello di guardare con una certa preoccupazione ad un successo che, a sforamento evitato, l'attuale capo dell'amministrazione potrebbe incamerare fornendo al bilancio della sua attività, un elemento indiscutibilmente significativo, pur fonte di una condizione critica e, diciamocelo con franchezza, senza alternative possibili. Parsimonia, buona amministrazione, rinunce, sacrifici. Quelli imposti ai cittadini. Un'opposizione responsabile dovrebbe registrare con soddisfazione, per il bene comune (come usa dire) questo eventuale risultato. Nulla ci dice che così non farà. Personalmente mi auguro di assistere ad un dibattito dignitoso, dove le parti si confrontino con acume e senso di responsabilità. Smettendola di inseguire i fantasmi del passato. Ai nostri figli è il futuro, quello che interessa. 
Massimo D'Antoni
Twitter @dantonisciacca

giovedì 29 novembre 2012

Referendum per Sciacca Terme, Ignazio Cucchiara: «Gli errori del passato ci diano la carica per guardare avanti con ottimismo e maturità»




Di seguito pubblichiamo un commento di Ignazio Cucchiara sul post precedente di un lettore anonimo in merito al dibattito sul referendum per Sciacca Terme.

Gli uomini passano, le idee restano (Giovanni Falcone). …E le buone idee (come quella di cambiare il nome della nostra Città in ‘Sciacca Terme’) bisogna coltivarle fino in fondo: se così non fosse, finiremmo per darla vinta a chi pensa che, in questo nostro piccolo mondo di rassegnati, è facile fermare il progresso opponendo un qualsiasi ostacolo di qualsiasi natura.
Il referendum per dare alla nostra comunità il nuovo nome di ‘Sciacca Terme’ sarebbe un valore aggiunto per tutti noi, in termini di identità all’interno e di migliore immagine all’esterno.
Che importa se sia fallita l’iniziativa referendaria di un politico ‘scomodo’ di qualche anno fa? Anzi, è necessario superare e subito, a mio avviso, questo errore e guardare avanti con ottimismo.
Se ci limitassimo a lamentarci unicamente degli errori del passato, io, ad esempio, potrei denunciare non solo l’esito negativo del referendum del 2003, ma anche l’assunzione tardiva nel 1997 degli oltre 100 LSU (che gravano oggi, e da 15 anni, sul bilancio del Comune e non su quello della Regione) e la mancata approvazione nel 2002 della proposta di istituzione dell’imposta di soggiorno a Sciacca.
Se non fossero stati commessi questi errori (che hanno determinato una minore entrata nel tempo di non meno di 15/20 milioni) oggi ci troveremmo forse con meno debiti e con più ottimismo.
Ma gli errori del passato ci devono, viceversa, dare la carica per guardare avanti in una visione corretta della democrazia, che è fatta non di indolenti o di opportunisti, bensì di cittadini maturi che accettano spontaneamente le regole e collaborano per reprimerne le violazioni, lontani finalmente dal male peggiore del nostro tempo, la democrazia clientelare.
E in un momento di grave crisi come quello che stiamo vivendo, ritengo  che ciascuno di noi dovrebbe affermare (parafrasando una vecchia battuta di Francois Mitterand): “Io, prima di essere di sinistra, di centro o di destra, sono un cittadino di Sciacca, terra che ama e difende con tutto il cuore”. 
Ignazio Cucchiara

martedì 27 novembre 2012

I vostri contributi. "No alla riproposizione del referendum per Sciacca Terme". Si apra il dibattito.



Il Consigliere comunale Ambrogio è tornato alla carica col referendum per cambiare il nome di Sciacca in Sciacca-Terme.
Ancora? Il momento c'è stato e i saccensi, vuoi per indolenza, vuoi perché "bisognava" far fallire quell'iniziativa che si intestava ad un politico "scomodo", se lo sono lasciato sfuggire.
Riproporre l'idea quasi a volere rimediare all'errore di ieri non mi sembra una scelta tanto lucida: sa di tappo.
Qualcuno potrebbe affettuosamente suggerire ad Ambrogio un nuovo argomento per cui affannarsi? Facendogli magari notare che la città di Sciacca rischierebbe, senza volerlo, di finire a "striscia la notizia" o su qualche programma di Maurizio Crozza. Perché avrebbe il toponimo di Sciacca-Terme... senza avere più le terme.
E allo stato dei fatti quel rischio non appare tanto bizzarro.
Un lettore

mercoledì 3 ottobre 2012

Sciacca Repubblica delle banane? Il modello di riferimento per rivoluzionare la nostra presunta cultura arcaica? Ognuno di noi ce l'ha dentro di sé di Ignazio Cucchiara

Intervengo per dire la mia sul commento al contributo dell'ottimo Salvino Roberto dal titolo "L'importanza di essere esempi". Commento che qui riporto testualmente: 
«Sciacca: "Repubblica delle Banane". Il paese (perchè città non è) di "Lu Cannalivari" e di "Cu Arriva metti Liggi". Detto questo. Quale modello di riferimento può rivoluzionare la cultura arcaica di questo paese?» 
Bene, vorrei rispondere all'amico che ha lanciato questa provocazione, sicuramente interessante, al di là del tono apparentemente "tranciante". Lo faccio evidenziando che il modello di riferimento da lui invocato per rivoluzionare quella che a suo giudizio è la cultura arcaica della nostra Sciacca, é quello che lui stesso deve (ri)trovare dentro sé stesso. Che hanno gli altri più di lui?
In ogni caso, sono contento che il nostro blog susciti confronti culturali, che continueremo ad affrontare.
Ignazio Cucchiara

venerdì 28 settembre 2012

I vostri contributi. L'IMPORTANZA DI ESSERE ESEMPI di Salvino Roberto


Viviamo un periodo quanto meno delicato. Parole come “spread” e “recessione” sono prepotentemente entrate a far parte del linguaggio comune, gettando un’ombra inquietante sul futuro prossimo.
E allora tutti giù a lamentarsi, a criticare tutto e tutti, a minacciare (chi?) di andare via da questo Paese, ad esaltare le virtù di questo o quello stato, a dar sfogo ad ogni sorta di qualunquismo. 
E’ lecito indignarsi, ma è tuttavia necessario reagire per dimostrare, almeno, di esserci ancora, di essere ancora vivi.  A tale proposito, ci si aspetta la partecipazione di quanti, con la loro esperienza, hanno qualcosa da insegnare o una testimonianza da fornire con cognizione di causa affinché siano da stimolo a coloro che, invece, sono chiamati a fare i conti con questa damnosa hereditas: i giovani.
Occorre prendere spunto dalle parole di Sandro Pertini il quale affermava che “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo” .
Esempi. Modelli da seguire, solchi destinati a diventare strade verso una nuova Primavera non solo economica, ma anche culturale e sociale. Rendere il proprio ruolo, professionale o politico, una testimonianza di impegno e di onestà. Diventare modelli emancipandosi dalla mera veste di indignati è uno dei modi di “fare la propria parte” senza la presunzione di essere eroi nè la sfortuna di diventare martiri. Se ognuno facesse qualcosa non ci sarebbe bisogno del sacrificio di taluni illuminati. E gli eroi è meglio averli in vita.
Don Pino Puglisi è stato un eroe. E un martire. Questo è uno dei suoi pensieri: “Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio. Questa è un’illusione che non possiamo permetterci. E’ soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani. Lo facciamo per poter dire: dato che non c’è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”.
Siate modelli. Insegnate qualcosa. A riprova di quanto appena sostenuto, saluto con gioia questo spazio nel quale ho il privilegio di intervenire.
Salvino Roberto



martedì 11 settembre 2012

I vostri contributi/RENDIAMO SCIACCA LO SCRIGNO DEI NOSTRI DESIDERI di Cristina Genova


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.  Sono saccense. Cioè: non lo sono di nascita. Lo sono, però, per scelta. Una scelta volontaria e consapevole, fattaundici anni fa, quando diedi a questa città una serie di responsabilità: una fra tutte, quella di accogliere le mie speranze per un futuro migliore. Allora vidi soltanto il mare, il sole e il calore di una città semplice, fatta a misura d’uomo e mi bastarono per amarla, per sceglierla. Dopo tutti questi anni, naturalmente, ho imparato a riconoscerne i difetti, ma anche a scoprirne e ad apprezzarne i pregi. Non voglio fare l’elenco delle cose che c’erano quando arrivai qui e che oggi non ci sono più, o l’elenco delle cose che mancano e che questa città potenzialmente potrebbe avere. Vorrei soltanto offrire uno spunto di riflessione a tutti i saccensi, a tutti quelli che come me amano Sciacca e la vorrebbero migliore. Vorrei che tutti riflettessero sulla connotazione da dare alla propria città: un parcheggio solitario dove abbandonare tutte le proprie istanze, in attesa che qualcun altro al posto nostro sia in grado di accoglierle, o un bellissimo scrigno dove custodire e curare amorevolmente i nostri desideri, lavorando giorno dopo giorno per realizzarli? A voi la scelta: io opto per la seconda.

Cristina Genova

sabato 11 agosto 2012

TRIBUNALE SALVO. E' L'INIZIO DELLA PRIMAVERA SACCENSE. ADESSO DIFENDIAMO ANCHE LE TERME di Ignazio Cucchiara

Il Tribunale è salvo. La notizia mi ha fatto provare una sensazione così bella, di gioia, di quella gioia che non provavo da tempo. L’idea della speranza, di una sorta di "Primavera saccense".
È un fatto, la salvezza del Tribunale di Sciacca, che appartiene a tutti e che segna, forse, una vera svolta nella storia della nostra città.
Certo, sarebbe stato bello se la scelta della salvezza del nostro Tribunale si fosse realizzata sull’onda della  vera partecipazione popolare e non solo delle rappresentanze locali di ordine diverso e degli addetti ai lavori (e, in particolare, di alcuni degli addetti ai lavori, animati di buona volontà e di autentica passione civile).
Ma non disperiamo. I giovani, a partire da quelli che (assieme alla varie associazioni e a diversi cittadini) hanno svolto un ruolo importante in questa partita del Tribunale, sapranno sollecitare  opportunamente la base sulla linea della vera sostanza della democrazia: la partecipazione diretta e responsabile di ciascuno, nessuno escluso.
Vogliamo provarci? Bene. Iniziamo con le nostre Terme? Io sono convinto che se i governanti avessero seriamente la sensazione che la base della nostra Comunità (e, in particolare, i giovani) facesse sul serio e insistesse finalmente per pretendere una gestione responsabile e seria delle nostre Terme, la questione si risolverebbe in pochi mesi.
Naturalmente, il problema dei problemi resta sempre quello di liberarci da quel tasso di mafiosità che, a quanto pare, ha costituito il motivo fondamentale della mancata soppressione del nostro Tribunale. Un problema questo di non facile soluzione, fino a quando non saremo riusciti a liberarci dalla mafiosità che è dentro ciascuno di noi, imparando a rispettare le regole ed a prendere le distanze dal vero male  della nostra società, la democrazia clientelare.

sabato 21 luglio 2012

L'Ars dice no alla norma che avrebbe impedito nella P.A. di nominare condannati per mafia e/o corruzione. Di Massimo D'Antoni

No (a maggioranza) dell'ARS alla legge che avrebbe vietato nomine nella P.A. a rinviati a giudizio o che hanno subito condanne per mafia, corruzione o associazione a delinquere. Già era bizzarro che occorresse una legge ad hoc per una cosa apparentemente normale, per non dire banale. La bocciatura della norma, tuttavia, sembra un invito alla società ad una deresponsabilizzazione. E questo è grave. Una classe dirigente che punta all'autoconservazione, in una società siciliana che giusto ieri ha commemorato il ventennale della tragedia di via D'Amelio. Il regalo più brutto che il Parlamento più antico d'Europa (sic!) potesse fare alla memoria di chi, per combattere Cosa nostra, ha sacrificato la propria vita. Complimenti!
Massimo D'Antoni

domenica 15 luglio 2012

Una via da intitolare al più presto al Sen. Giuseppe Berti

A volte rimango stupito di come la mia Città non abbia la giusta consapevolezza della sua storia e non senta la necessità di recuperare la sua identità culturale. Rischia di esserne l'archetipo anche la toponomastica. Dove nessuna via è intitolata al Sen. Giuseppe Berti, illuminato sindaco di Sciacca nel 1956, mentre una via è intestata perfino Franciscu Aceddi Aceddi (con tutto il rispetto per la sua memoria, ovviamente).
Massimo D'Antoni

giovedì 21 giugno 2012

VIDEOSORVEGLIANZA NEI CENTRI ABITATI: QUANTO L'ESIGENZA DI SICUREZZA RIDUCE LA LIBERTA' DELL'UOMO? di Ignazio Cucchiara


La decisione del Comune di Ribera di ricorrere al sistema di controllo mediante la videosorveglianza rende attuale anche da noi il delicato problema della crescente domanda di sicurezza a scapito della libertà.
Ha ragione chi ritiene che l’installazione di telecamere finisce per eliminare la privacy dei cittadini, o chi afferma che tale strumento di controllo va utilizzato ed anzi impiegato nella misura maggiore possibile?
Personalmente ritengo che non si possa escludere pregiudizialmente il ricorso alla videosorveglianza, se è vero come è vero che ogni giorno di più assistiamo a forme di crescente dissociazione, e di conseguente offesa verso persone e cose.
Tuttavia, come ha avuto modo di affermare l’Autorità Garante per la privacy, è necessario trovare il corretto punto di equilibrio fra due beni preziosi e irrinunciabili, quali la libertà e la sicurezza.
Il controllo (e non è questo l’aspetto che ancora ci tocca da vicino) finisce, quando si fa eccessivo, per diventare un’arma micidiale nelle mani di chi (il ‘grande fratello’) gestisce il potere, come testimoniano quegli uomini che, nel corso della storia, hanno lottato per la conquista o la riconquista della libertà perduta.
E perciò, controllo sì ma con giudizio.
Certo, mi fa senso questo povero uomo che ogni giorno di più diventa schiavo della macchina e costretto a ‘buoni sentimenti imposti dalla macchina’: quanto sarebbe più bello ritornare a quella libertà che ti costringe a fare i conti con te stesso e a tirare fuori il meglio di te sotto l’occhio attento della tua coscienza (e non della macchina).
Ignazio Cucchiara

martedì 19 giugno 2012

I VOSTRI CONTRIBUTI/3. IL LETTERANDO IN FEST E' UNO SCHIAFFO MORALE A CHI SOSTIENE CHE CON LA CULTURA NON SI MANGIA di Luigi Licari

Da molto tempo ammiro e sostengo l'impegno di Sino Caracappa per organizzare e promuovere ioniziative culturali nella nostra città. 
Alcuni, non trovando argomentazioni migliori, sostengono che essendoci un profitto non ci sia alcun merito. 
Credo invece che il coniugare profitto e cultura (comunque, occorre ricordare che l'ingresso al Letterando è sempre stato gratuito) sia un ulteriore titolo di merito oltre ad essere uno schiaffo morale verso chi sostiene che con la cultura non si mangia. 
Complimenti, dunque, a Sino e ai suoi collaboratori per l'impegno profuso e per la grande qualità delle iniziative. 
Luigi Licari

lunedì 18 giugno 2012

LETTERANDOINFEST: SCIACCA CRESCE GRAZIE ALLA CULTURA

L'iniziativa del Letterandoinfest, che si è svolta lo scorso fine settimana a Sciacca, dimostra che se si vuole investire sulla cultura lo si può fare. Ed è di tutta evidenza che questa iniziativa rientri in un programma di amore assoluto per la Città e le sue risorse.
A Sino Caracappa e ai suoi collaboratori va riconosciuto il merito di aver fatto diventare la nostra Città un punto di riferimento per la crescita culturale.
Lo spirito di questo blog va proprio nella direzione del ruolo che ciascuno di noi può svolgere per aiutare la Comunità ad affrancarsi da una condizione di ritardo che tocca i diversi settori della vita pubblica: quello politico, quello sociale, quello economico, quello culturale.
Noi siamo accanto a chi, come Sino Caracappa, porterà avanti iniziative di tale portata.


martedì 12 giugno 2012

TRIBUNALE SALVO, PROCURA SOPPRESSA? SE COSI' FOSSE SAREBBE LA CLASSICA (E CONTRADDITTORIA) SOLUZIONE ALL'ITALIANA di Ignazio Cucchiara


La diffusione della criminalità organizzata sul nostro territorio, confermata da numerose operazioni di contrasto condotte nel corso degli anni, non ci rende tranquilli. 
E', però, tranquillizzante che, a quanto pare, il Ministero della Giustizia ne stia tenendo conto nell'ambito del progetto di riforma della geografia giudiziaria.  
Stando a quanto si apprende, in particolare, sembra scongiurato il pericolo che il Tribunale di Sciacca possa essere chiuso.  
Al tempo stesso, tuttavia, si ipotizza che alla fine ad essere comunque soppresso possa essere l'ufficio della Procura della Repubblica.
Trovo che tale scenario sarebbe quanto meno contraddittorio. Perché se gli uffici giudiziari della nostra Città dovessero essere mantenuti sulla base della specificità di una conclamata presenza della mafia sul territorio, non si capisce quale sia il criterio che al tempo stesso stabilisce l'accorpamento della Procura con gli uffici giudiziari di Agrigento. Per non parlare del trasferimento del Gip e del Gup, sempre nel capoluogo.
Se tale ipotesi fosse confermata, a venire fuori sarebbe la classica soluzione all'italiana. E dunque se da un lato è giusto, nell'interesse del Comune, puntare al conseguimento del miglior obiettivo possibile, è coerente al tempo stesso essere prudenti e tentare di giocare anche tutte le carte a disposizione per conseguire quello che, opportunamente, il Sindaco ha definito "risultato pieno". 
Ignazio Cucchiara

sabato 9 giugno 2012

I VOSTRI CONTRIBUTI/2. SULLA VICENDA DEL RICORSO SULLA TARSU L'INTERESSE DEL COMUNE PREVALGA SU OGNI ALTRA COSA di Massimo D'Antoni

Mi permetto di esprimere la mia opinione sulla vicenda del ricorso al CGA contro la sentenza del TAR che ha bocciato l'aumento del 35% della Tarsu per una questione di competenza. 
Penso che la questione più importante che, nel bailamme politico si è persa di vista, sia se oggi fosse conveniente o meno al Comune presentare appello. Ebbene: la risposta (ahimé) è sì. 
In questo momento le casse comunali non possono  sostenere alcun rimborso. Se l'appello dovesse dire il contrario, vedremo il da farsi. 
Dispiace tuttavia che, come al solito, la vicenda si sia trasformata nel solito teatrino della politica, ancorché con risvolti giuridici assolutamente rispettabili e dignitosamente difesi dall'Avvocato Stefano Scaduto. Il Sindaco Di Paola deve perseguire l'interesse del Comune. E se a questo corrisponde il ricorso al CGA, è giusto averlo presentato. 
A ciascuno il suo. A chi amministra il dovere di fare una scelta nell'interesse della comunità. 
So che la mia è una posizione impopolare, ma il senso di responsabilità deve prevalere su ogni altra cosa. Compreso (perfino) il rischio di vedersi dare dell'incoerente e dell'ingannatore politico.
Massimo D'Antoni

mercoledì 6 giugno 2012

I VOSTRI CONTRIBUTI/1. INTERNET E DEMOCRAZIA. IL WEB NON SOSTITUISCE LA DEMOCRAZIA, MA E' UNO STRUMENTO OGGI FONDAMENTALE di Antonino Carlino

Mi richiamo alla "terrestrità" aristotelica. Gli esponenti dei partiti non si richiamano all'etica, producendo lo scollamento e l'estinzione dei partiti e con loro tutta la presunata "democrazia partecipativa" che ritengono di detenere.
Ci sono politici (ormai di professione) che si sono astratti dalla dimensione terrena, credendosi "Deus ex machina" da cui tutto dipende: dal cambio di una lampadina alla legiferazione sull'eutanasia. Il loro ossigeno sono solo un manipolo di persone legate tra loro solo da interessi economici. 
Internet, con i social network, ha ridato voce alla gente o meglio alle PERSONE, che rappresentano la vera base politica con le istanze sociali, le proposte economiche e, sopratutto, la necessità di cultura umana favorito dal libero scambio di opinioni su livelli geografici e sociali, impesabili fino a pochi anni fa. 
Tutto questo per i "politici del palazzo" è impalpabile, perché lontanissimi dall'intercettare il voto d'opinione. La fortuna e la bravura di quelle forze politiche che comunicano ed interagiscono con le PERSONE su internet, si traduce nella concretezza del fare politica. 
Chi ascolta la "Piazza virtuale", e opera di conseguenza, costituice esempio positivo di democrazia partecipativa. Sono convinto che la politica del palazzo, le segreterie politiche etc etc siano lontanissime dai social network perché la velocità di elaborazone del pensiero, e lo spirito critico che molti cittadini conservano, non coincide più con la statuaria immobilizzazione del potere e del governare. 
La politica deve ripartire dal singolo cittadino, e internet non è un sostituto della politica, ma un mezzo. Uno strumento come lo era il messaggio di fumo, il tam tam, il volantinaggio, la riunione di sezione. 

Antonino Carlino

martedì 5 giugno 2012

I PARTITI RESTANO INSOSTITUIBILI, MA OGGI IL CONFRONTO SU INTERNET MI SEMBRA PARTICOLARMENTE INTERESSANTE di Ignazio Cucchiara


Ringrazio pubblicamente gli amici che mi hanno testimoniato interesse (oltre che quel sentimento di considerazione del quale mi sento umanamente gratificato e che ricambio); lo faccio pubblicamente, in linea con le ragioni che mi hanno spinto a cercare il confronto attraverso questo blog.
E, a proposito di tale bisogno di confronto, ritengo utile rispondere all’affermazione dell’amico Franco Zammuto, laddove lo stesso, nel darmi il benvenuto, afferma testualmente: Credo in internet come eccezionale veicolo di idee. Ma, sarò CONSERVATORE, credo ancora nella politica dentro i partiti con incontri, scontri, dibattiti e quant'altro.
È proprio questa un’affermazione di Zammuto, alquanto stimolante, che mi consente di esternare (sottoponendolo al confronto con gli eventuali interessati) il mio punto di vista alla luce dell’esperienza maturata nel tempo in ruoli diversi, da quello di giovane studente ‘rivoluzionario’, a quello di segretario comunale, di avvocato e a quello ultimo di amministratore pubblico. Ho avuto modo di riflettere e ritenere (come si legge nel titolo di un recente romanzo di Margaret Mazzantini) che nessuno si salva da solo e che, in ragione della natura sociale dell’uomo, il gruppo è la forza vitale che consente all’individuo di garantirsi anche una risposta di taglio esistenziale.
Orbene in politica, soprattutto in democrazia, il gruppo è rappresentato soprattutto dal partito: ne sono abbastanza convinto, anche se, come tanti, vivo le mie perplessità rispetto a tale organizzazione che, al pari di qualsiasi altra struttura sociale, risente inevitabilmente della profonda crisi di cui soffre attualmente l’intera nostra società occidentale; mi domando, in particolare, se il partito oggi sia ancora luogo – come afferma Franco – di <<incontri, scontri, dibattiti e quant'altro>> (e dunque di formazione e di crescita) o piuttosto semplicemente uno strumento di gestione del potere.
Mi auguro che presto si possa ritornare al ruolo vero del partito politico (spazio democratico di incontro, non solo in fase elettorale, tra soggetti accomunati da una medesima finalità politica).
Ciò premesso, mi pare opportuno chiarire che il mio desiderio di confrontarmi con gli altri, in un rapporto di reciproco arricchimento, trova una delle sue ragioni in quella sopravvenuta comune esigenza di guardare direttamente all’interesse generale della nostra società, al di là dei partiti. 
Mi chiedo, infatti, se la crisi socio-economico-esistenziale che ci attanaglia non coinvolga tutti, compresi i partiti, e se non sia necessario, per la salvezza della nostra democrazia (oggi affetta dal cancro della clientela che sorregge il potere), rimediare all’eccesso di delega.
E mi chiedo ancora: questa riflessione è possibile che avvenga oggi all’interno dei partiti o è necessario cercare altri strumenti che consentano, partendo dalla base, la libera circolazione delle idee, alla ricerca di quella conferma che ti viene dall’altro, in un rapporto finalmente alla pari?
Mi sembra che internet stia sostituendo i vecchi luoghi di incontro e di confronto. Certo non potrà, questo potente mezzo di comunicazione di massa, sostituire l’incontro “de visu” tra soggetti interessati alla conoscenza e alla crescita culturale; ma oggi, mi appare come qualcosa di particolarmente interessante: le tue affermazioni - inchiodate lì – consentono all’altro di riflettere e di rispondere senza fretta, con il ritrovato gusto di chi avverte di non essere semplicemente un recipiente vuoto che altri possono riempire a loro piacimento.
Ed è proprio con questo spirito che, qui, desidero esternare il convincimento (maturato durante gli anni di impegno amministrativo) che le cose più belle (a proposito dell’organizzazione pubblica della vita sociale) sono quelle che implicano minore impegno finanziario pubblico e maggiore coinvolgimento dei cittadini. Il Comune, oltretutto, registrerebbe un calo rilevante di spesa corrente se noi cittadini avvertissimo il dovere/piacere di non costruire più abusivamente, di non sporcare gli spazi esterni, di ridurre la produzione di rifiuti e di effettuare la raccolta differenziata di quelli comunque prodotti, di non deturpare e/o danneggiare le strutture comuni: tutto ciò dipende quasi esclusivamente da ciascuno di noi, costa pochissimo a ciascuno di noi e costituisce comportamento virtuoso dal quale deriverebbe (secondo calcoli che sarebbero stati effettuati da addetti ai lavori) una riduzione della spesa corrente, per servizi fondamentali, in misura non inferiore al 20/25%: …senza dire, d’altra parte, dell’effetto benefico sul piano della crescita individuale e collettiva.
A chi potrà pensare che questa mia affermazione sconta il limite della inutile scoperta dell’acqua calda, mi permetto di far notare (pensando al fascino della fiaba del re nudo) che la verità tante volte è vicina a noi e noi non la vediamo.
Ignazio Cucchiara

giovedì 31 maggio 2012

PERCHE’ NASCE QUESTO BLOG? - di Ignazio Cucchiara


Perché nasce questo Blog? L’idea obbedisce solo ad un’esigenza di partecipazione. Non ho mai pensato che l’impegno nella vita pubblica dovesse giocoforza coincidere con una presenza nel dibattito politico (in ruoli di natura partitica e/o di governo). Qui esprimeremo opinioni, ospiteremo quelle degli altri, in un libero confronto che si pone l’obiettivo di sostenere una crescita culturale della nostra Sciacca. Con senso della misura ma al tempo stesso con determinazione.
“A Ciascuno il suo” è il celebre titolo di un romanzo di Leonardo Sciascia, trasposto anche al cinema da Elio Petri in un film dalla straordinaria efficacia narrativa, tutta siciliana. Questo titolo vuole significare l’invito ad una società dove ciascuno di noi rivesta un ruolo: responsabilità, proposta, condivisione, confronto, tolleranza. A Ciascuno il suo, dunque.
Dove Ciascuno (nessuno escluso) sia colui o colei che è chiamato a rivestire una mansione, ad esercitare un compito. Per sé stesso e per gli altri, per i propri cari ma anche per le generazioni che verranno, in un equilibrio il più possibile armonico. Perché oggi siamo chiamati a costruire un nuovo modello di società. Con un’impostazione che induca di più ciascuno di noi a ritagliarsi un ruolo finalmente più attivo, rifuggendo dall’egoismo e dalla superficialità che, purtroppo, caratterizzano il mondo di oggi, senza voler generalizzare. Si può forse negare che, troppo spesso, abbiamo rinunciato a svolgere un ruolo più dinamico di cittadinanza, preferendo piuttosto, un po’ per comodità, un po’ per cultura, delegare solo ed esclusivamente agli altri la soluzione delle difficoltà?
Certo, la Democrazia ci permette di pretendere dai nostri rappresentanti di occuparsi della gestione e della soluzione dei problemi di ordine generale. Ma noi, nel nostro privato, siamo certi di fare tutto quello che è necessario per rendere questa società migliore? In che modo coordiniamo le decisioni di tutti i giorni? Accettiamo il confronto? Ci chiediamo mai se la nostra libertà possa, in un modo o nell’altro, trovarsi in condizione di conflitto con quella degli altri? Siamo sufficientemente tolleranti? Oppure ci limitiamo solo a tranciare giudizi di merito, e chi si è visto si è visto?
Io penso che chi, almeno una volta, si sia posta solo una delle predette domande possa dirsi sostanzialmente in pace con sé stesso. A primeggiare è stata (e sembra continuare ad essere) la cultura del capro espiatorio, che continua sostanzialmente a deresponsabilizzare i singoli individui. Dalli all’untore!, dunque, e siamo a posto con la coscienza. Non ci siamo resi conto che, limitandoci a puntare il dito contro gli altri, abbiamo finito con il sottrarci al nostro compito di persone e cittadini chiamati a condividere valori comuni. Con la conseguenza, piuttosto disgraziata, di aver trasformato il sentimento giusto dell’indignazione nel più banale dei vizi capitali: l’accidia.
Oggi è tempo in cui occorre guardare alla visione dei problemi di tutti con uno spirito diverso, riconoscendoci finalmente in valori comuni, e non compiacendoci dei problemi, dimenticando che oltre al diritto esiste anche un dovere di cittadinanza.
Quei valori da cui talvolta ci allontaniamo, sull’onda di un’emozione che culmina nella personalizzazione dello scontro, quando sarebbe assai più semplice confrontarsi serenamente solo sulle idee.
Aristotele diceva: La Libertà è la base di uno stato democratico. Ma Libertà non significa certo agire liberamente senza rispettare le regole, in dispregio dei diritti degli altri. Libertà – come canta Giorgio Gaber – è Partecipazione.
Ignazio Cucchiara