martedì 5 giugno 2012

I PARTITI RESTANO INSOSTITUIBILI, MA OGGI IL CONFRONTO SU INTERNET MI SEMBRA PARTICOLARMENTE INTERESSANTE di Ignazio Cucchiara


Ringrazio pubblicamente gli amici che mi hanno testimoniato interesse (oltre che quel sentimento di considerazione del quale mi sento umanamente gratificato e che ricambio); lo faccio pubblicamente, in linea con le ragioni che mi hanno spinto a cercare il confronto attraverso questo blog.
E, a proposito di tale bisogno di confronto, ritengo utile rispondere all’affermazione dell’amico Franco Zammuto, laddove lo stesso, nel darmi il benvenuto, afferma testualmente: Credo in internet come eccezionale veicolo di idee. Ma, sarò CONSERVATORE, credo ancora nella politica dentro i partiti con incontri, scontri, dibattiti e quant'altro.
È proprio questa un’affermazione di Zammuto, alquanto stimolante, che mi consente di esternare (sottoponendolo al confronto con gli eventuali interessati) il mio punto di vista alla luce dell’esperienza maturata nel tempo in ruoli diversi, da quello di giovane studente ‘rivoluzionario’, a quello di segretario comunale, di avvocato e a quello ultimo di amministratore pubblico. Ho avuto modo di riflettere e ritenere (come si legge nel titolo di un recente romanzo di Margaret Mazzantini) che nessuno si salva da solo e che, in ragione della natura sociale dell’uomo, il gruppo è la forza vitale che consente all’individuo di garantirsi anche una risposta di taglio esistenziale.
Orbene in politica, soprattutto in democrazia, il gruppo è rappresentato soprattutto dal partito: ne sono abbastanza convinto, anche se, come tanti, vivo le mie perplessità rispetto a tale organizzazione che, al pari di qualsiasi altra struttura sociale, risente inevitabilmente della profonda crisi di cui soffre attualmente l’intera nostra società occidentale; mi domando, in particolare, se il partito oggi sia ancora luogo – come afferma Franco – di <<incontri, scontri, dibattiti e quant'altro>> (e dunque di formazione e di crescita) o piuttosto semplicemente uno strumento di gestione del potere.
Mi auguro che presto si possa ritornare al ruolo vero del partito politico (spazio democratico di incontro, non solo in fase elettorale, tra soggetti accomunati da una medesima finalità politica).
Ciò premesso, mi pare opportuno chiarire che il mio desiderio di confrontarmi con gli altri, in un rapporto di reciproco arricchimento, trova una delle sue ragioni in quella sopravvenuta comune esigenza di guardare direttamente all’interesse generale della nostra società, al di là dei partiti. 
Mi chiedo, infatti, se la crisi socio-economico-esistenziale che ci attanaglia non coinvolga tutti, compresi i partiti, e se non sia necessario, per la salvezza della nostra democrazia (oggi affetta dal cancro della clientela che sorregge il potere), rimediare all’eccesso di delega.
E mi chiedo ancora: questa riflessione è possibile che avvenga oggi all’interno dei partiti o è necessario cercare altri strumenti che consentano, partendo dalla base, la libera circolazione delle idee, alla ricerca di quella conferma che ti viene dall’altro, in un rapporto finalmente alla pari?
Mi sembra che internet stia sostituendo i vecchi luoghi di incontro e di confronto. Certo non potrà, questo potente mezzo di comunicazione di massa, sostituire l’incontro “de visu” tra soggetti interessati alla conoscenza e alla crescita culturale; ma oggi, mi appare come qualcosa di particolarmente interessante: le tue affermazioni - inchiodate lì – consentono all’altro di riflettere e di rispondere senza fretta, con il ritrovato gusto di chi avverte di non essere semplicemente un recipiente vuoto che altri possono riempire a loro piacimento.
Ed è proprio con questo spirito che, qui, desidero esternare il convincimento (maturato durante gli anni di impegno amministrativo) che le cose più belle (a proposito dell’organizzazione pubblica della vita sociale) sono quelle che implicano minore impegno finanziario pubblico e maggiore coinvolgimento dei cittadini. Il Comune, oltretutto, registrerebbe un calo rilevante di spesa corrente se noi cittadini avvertissimo il dovere/piacere di non costruire più abusivamente, di non sporcare gli spazi esterni, di ridurre la produzione di rifiuti e di effettuare la raccolta differenziata di quelli comunque prodotti, di non deturpare e/o danneggiare le strutture comuni: tutto ciò dipende quasi esclusivamente da ciascuno di noi, costa pochissimo a ciascuno di noi e costituisce comportamento virtuoso dal quale deriverebbe (secondo calcoli che sarebbero stati effettuati da addetti ai lavori) una riduzione della spesa corrente, per servizi fondamentali, in misura non inferiore al 20/25%: …senza dire, d’altra parte, dell’effetto benefico sul piano della crescita individuale e collettiva.
A chi potrà pensare che questa mia affermazione sconta il limite della inutile scoperta dell’acqua calda, mi permetto di far notare (pensando al fascino della fiaba del re nudo) che la verità tante volte è vicina a noi e noi non la vediamo.
Ignazio Cucchiara

1 commento:

  1. Prima di tutto, mi scuserete se inizio con una frase fatta: complimenti per questa iniziativa:
    per me ogni voce che offra spunti di riflessione non solo sulla politica Saccense, ma sulla politica e sulla società in generale è sempre la benvenuta.
    Partiamo da un primo assunto, reso necessario dai tanti taliban che teorizzano una specie di "parlamento diffuso" residente su Internet: la democrazia deve essere rappresentativa.
    Anche nell'Atene di Pericle oltre all'Agorà vi era un consiglio ristretto di qualche centinaio di uomini che si riunivano periodicamente per governare la città; se questo era necessario in una città di 100.000 abitanti, lo è molto di più per 60.000.000 di persone.
    Detto questo, la rete rappresenta uno strumento insostituibile per lo scambio di idee ed informazioni e per esercitare il controllo sui comportamenti di chi ci governa: ultimo clamoroso esempio, Lombardo che conferisce una importante carica ad una persona in carcere: siamo curiosi di sapere come parteciperà alle riunioni.
    Ma un rimedio all'eccesso di delega passa inevitabilmente da una profonda riforma della legge elettorale: quella attuale (Che temo faccia comodo quasi a tutti, nonostante i proclami) conferendo a pochissimi la facoltà di mandare in Parlamento chicchessia, di fatto fa dipendere i nominati non dagli elettori, ma da chi li mette in lista, costringendo gli elettori a votare fideisticamente questo o quel partito ed espropriandoli da ogni facoltà di controllo.

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