La decisione del Comune di
Ribera di ricorrere al sistema di controllo mediante la videosorveglianza rende
attuale anche da noi il delicato problema della crescente domanda di sicurezza
a scapito della libertà.
Ha ragione chi ritiene che
l’installazione di telecamere finisce per eliminare la privacy dei
cittadini, o chi afferma che tale strumento di controllo va utilizzato ed anzi
impiegato nella misura maggiore possibile?
Personalmente
ritengo che non si possa escludere pregiudizialmente il ricorso alla videosorveglianza,
se è vero come è vero che ogni giorno di più assistiamo a forme di crescente
dissociazione, e di conseguente offesa verso persone e cose.
Tuttavia, come
ha avuto modo di affermare l’Autorità Garante per la privacy, è necessario trovare il corretto
punto di equilibrio fra due beni preziosi e irrinunciabili, quali la libertà e
la sicurezza.
Il controllo (e non è
questo l’aspetto che ancora ci tocca da vicino) finisce, quando si fa eccessivo,
per diventare un’arma micidiale nelle mani di chi (il ‘grande fratello’) gestisce il potere, come testimoniano quegli
uomini che, nel corso della storia, hanno lottato per la conquista o la riconquista
della libertà perduta.
E perciò, controllo sì ma
con giudizio.
Certo, mi fa senso questo
povero uomo che ogni giorno di più diventa schiavo della macchina e costretto a
‘buoni sentimenti imposti dalla macchina’: quanto sarebbe più bello ritornare a
quella libertà che ti costringe a fare i conti con te stesso e a tirare fuori
il meglio di te sotto l’occhio attento della tua coscienza (e non della
macchina).
Ignazio Cucchiara
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